Noi di Cava dell’Isola crediamo che lavorare con intelligenza, responsabilità e passione sia la scelta fondamentale per salvaguardare l’ambiente in modo concreto. Per questo ci impegniamo perché l’attenzione al contesto d’impresa si accompagni a una gestione responsabile della cava. Vogliamo operare affinché, attraverso il nostro lavoro, si creino condizioni favorevoli per lo sviluppo dell’ecosistema.
Gestire la Cava dell’Isola è per noi una responsabilità nei confronti dell’intero territorio e del microcosmo ambientale che proprio la cava ha saputo creare: un microcosmo certamente delicato, ma che convive con le necessità imprenditoriali di un’azienda che proprio dal territorio trae il suo valore.
Il polo estrattivo della Cava dell’Isola è inserito tra due tipologie di ecosistema: il fiume ed il suo bosco maturo di noccioli, biancospini, robinie, querce e sambuco a Sud e Ovest e le aree agricole a Nord e Sud-Est. Tra questi confini si trova una grande varietà di microambienti, distinti anche per le loro caratteristiche ecologiche; varietà che fa sì che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la cava sia un ambiente piuttosto ricco e variegato, popolato da numerose specie animali: anfibi, gallinelle, aironi, martin pescatori, ballerine bianche, rondini e balestrucci, piccoli mammiferi.
RELAZIONE SULLA BIODIVERSITÀ
La varietà di specie è la base della biodiversità: la diversità degli esseri viventi e quindi la variabilità genetica è un patrimonio da difendere (come sancito per la prima volta dalla Conferenza di Rio de Janeiro nel 1992) e da trasmettere alle generazioni successive. È in quest’ottica che anche le specie meno “pregiate” assumono un’importanza determinante, perché arricchiscono quella variabilità genetica indispensabile nel caso avvengano importanti modificazioni ambientali. Ciò vale anche per l’area della Cava dell’Isola, inclusa nel territorio del Parco Adda Nord, che comprende diverse tipologie di ecosistemi: nonostante la forte ingerenza dell’uomo, infatti, le zone adiacenti gli scavi formano un ecomosaico abbastanza vario e complesso. Il polo estrattivo è inserito tra due tipologie ecosistemiche agli antipodi: il fiume ed il suo bosco maturo a Sud e Ovest e le aree agricole a Nord e Sud-Est. Le categorie ecosistemiche più rilevanti al fine della biodiversità sono il bosco, le boscaglie e gli ecotoni.
IL BOSCO
Quest’area comprende il bosco maturo delle rive dell’Adda ed alcuni lembi limitrofi presenti a Sud della cava, con una presenza di specie come noccioli, biancospini, fusaggine, querce e carpini. L’area mostra una valenza naturalistica notevole. È qui che si riscontra una buona presenza di avifauna e mammiferi. Il bosco, infatti, è un rifugio ideale per la fauna, che vi nidifica e vi trova cibo. La vicinanza del fiume, ricco di microecosistemi, favorisce una maggiore biodiversità.
Le adiacenti aree agricole, ricche di risorse sfruttate dalla fauna, rappresentano una sorta di “serbatoio” per nuove introduzioni e “ripopolamenti” delle aree circostanti, a pressione antropica maggiore.
Questi boschi hanno elementi tipici del Querco-carpineto che un tempo ricopriva la superficie della Pianura Padana: una tipologia di boschi che a livello regionale risulta oggi rara ed è soggetta a salvaguardia. La pressione umana sul bosco non influisce sensibilmente sulla sua qualità, come la vicinanza della cava non crea grosso disturbo alla vita degli animali.
LE BOSCAGLIE
Sono i lembi boscati di dimensioni ridotte rispetto al bosco maturo dell’Adda. In generale le boscaglie vicine alla cava sono costituite essenzialmente da robinie. Lo strato arbustivo, soprattutto marginale, è costituito da rovi, sambuco, nocciolo, biancospino e sanguinella.
In passato queste zone hanno subito una pressione antropica elevata a causa di interventi asportazione del legname, mentre oggi sono disturbate dai vicini lavori agricoli o di escavazione. Per questo la qualità dell’ecosistema è inferiore.
L’AMBITO DI CAVA
Comprende i territori racchiusi nei confini del polo estrattivo e quindi composti da una miscellanea abbastanza eterogenea di ambienti. Nell’area delle cave si possono riconoscere:
• aree aperte (zona di escavazione vera e propria);
• gradoni rinverditi, a prevalenza di piante erbacee;
• gradoni rinverditi con cespugli e alberi di specie autoctone;
• lembi boscati (zone di ripiantumazione di età e caratteristiche diverse, con naturalità comunque piuttosto bassa);
• boscaglie residue, a prevalenza di robinia;
• piccole aree umide.
La varietà di questi microambienti fa sì che la cava sia un ambiente piuttosto ricco e variegato, frequentato anche in maniera costante dalla fauna.
Anche le piccole aree umide assumono un certo valore ecologico e si registrano presenze di anfibi, gallinelle, airone, martin pescatore, ballerina bianca, rondini e balestrucci, piccoli mammiferi. La pressione umana è elevata sia per le attività dirette che vi si compiono, sia per le modificazioni, anche temporali (es. accumulo di materiali, di terra…).
Le aree di lavorazione non hanno quindi valore naturalistico. La frequentazione degli animali avviene soprattutto nelle ore di maggior tranquillità. La diversità di questo “ambiente” è legata soprattutto alla disomogeneità al suo interno: le specie presenti sono per lo più abbastanza comuni, ma la loro presenza è comunque importante perché indica che le catene alimentari ed energetiche non sono totalmente interrotte.
Questa parte del territorio dovrà essere aiutata a recuperare la sua naturalità. Se si considera esclusivamente un recupero florofaunistico si può pensare che i tempi di recupero possano essere mediamente lunghi.
Leggi la relazione sulla biodiversità